Benvenuti nel mio salotto letterario virtuale in cui intervisto i nuovi autori che recensisco, affinchè li conosciamo meglio. Non dimentichiamo che i nuovi autori di oggi saranno i Bestseller di domani. Allora avrò il piacere di affermare di averli conosciuti quando ancora non erano famosi.
Il primo invito è stato accettato da Claudia Mameli, l'autrice del romanzo" La brezza mancata" recensita giorni fa. Troverete la mia recensione all'interno del blog.
Prima dell'intervista, conosciamo meglio Claudia attraverso una sua breve biografia:
Claudia Mameli crea il blog http://ilprofumodellacarta.blogspot.it nel 2011, all'interno del quale pubblica racconti brevi e recensioni ai libri letti, foto-libro e aforismi. Nello stesso anno inizia a curare la rubrica recensioni in un giornale on line. Finita quell'esperienza, nel 2012 continua a seguire il proprio blog dando spazio soprattutto agli autori emergenti. Iniziano così le collaborazioni nei vari gruppi di lettura, prevalentemente tramite Facebook che le ha dato modo di confrontarsi sia con gli autori che con i lettori. Grazie al social conosce il Premio Letterario Internazionale Terra di Guido Cavani e, in occasione delle edizioni 2016 e 2017, fa parte della giuria al "Premio Speciale Facebook - Passione lettura".
Nel dicembre 2016, insieme a tantissimi altri autori, l'autrice collabora con un suo racconto alla realizzazione dell'antologia benefica "Il sapore della lettura", nata da un'idea di Harry Fog e che si pone l'obiettivo di aiutare le zone colpite dai terremoti in Italia.
Nel febbraio 2017, dopo aver partecipato a diversi concorsi letterari in forma anonima sceglie di pubblicare la sua opera prima "La brezza mancata", un thriller dalle sfaccettature psico dramma il cui editing è stato curato dall'autrice Olga Gnecchi.
Per merito di quest'ultima e della passione comune per il genere, viene accolta nel sito http://thrillernord.it dapprima come ospite e in seguito come recensore all'interno della rubrica "Nuove penne".
Leggenda : A (io)
B ( Claudia)
A : Ciao Claudia, grazie per aver accettato il mio invito e per la fiducia che riponi in ciò che scrivo e nel mio blog.
B : Salve a tutti e
grazie a te per l'ospitalità.
A: Bene, iniziamo l'intervista. A quanti anni hai iniziato a scrivere?
B : Come tutti i bambini ho sempre creato delle storie da
raccontare e con le quali divertirmi insieme agli altri. La fantasia è lo
strumento più potente dell'uomo, e infatti senza di essa non avrebbe potuto
trasformare carta e penna in pc e rendere la vita più facile agli scrittori!
Scherzo, dai. I miei appunti sono sempre su carta. Tornando alla domanda, ho
iniziato a scrivere alle scuole medie, prevalentemente storielle horror che non
ho mai pubblicato e che mai dovranno essere divulgate...
B : Come romanzo è il
primo in assoluto. Ci ho messo tre anni e mezzo per completarlo, ma solo perché
sono una gran rompiscatole e non mi andava mai veramente bene questa o quella
virgola, o frase. O vicenda. O personaggio. O...
Poi l'ho affidato alla mia
editor (Olga Gnecchi I LOVE FOR EVER) e ho detto basta: questa volta pubblico!
Altri miei scritti, sono racconti con i quali ho partecipato a concorsi vari e
qualche antologia di svago che neanche è in commercio. C'è un unico racconto
del quale voglio parlare veramente, anzi, dell'antologia che lo contiene.
Parlo
de "Il sapore della lettura". Si tratta di una raccolta di racconti
che hanno come tema principale una ricetta tipica del luogo da cui proviene
l'autore che scrive. Nasce come intrattenimento in un gruppo fb e si trasforma
infine nel tentativo di raccogliere fondi per l'Italia colpita dai terremoti
del 2016. Tutto questo, grazie all'ideatore e scrittore Harry Fog.
Compratelo!
("Il sapore della lettura", non Harry!)
B : In realtà la
risposta a questa domanda è più scontata di quanto si possa pensare, eppure la
maggior parte delle persone non la coglie: reiterazione! Basta guardare un
telegiornale per rendersi conto che quello del femminicidio è un trafiletto al
quale ci siamo fin troppo abituati, tanto da non badarci quasi più. Ogni giorno
si sente una nuova storia di donne, madri e bambini, e qui non faccio
distinzioni tra maschi e femmine. Storie nuove e allo stesso tempo già viste
che lasciano l'amaro in bocca nel momento in cui vengono passate in tv e in
radio, ma che poi vengono subito dimenticate perché non si ha modo di ragionare
seriamente su quale sia il vero significato di violenza sessuale. Le
istituzioni fanno ben poco per tutelare chi denuncia, basta pensare alle tante
donne uccise dai propri ex compagni segnalati alle forze dell'ordine, mai state
protette veramente. Le varie organizzazioni cercano in ogni modo di porre
l'attenzione su questo tema terrificante e raccogliere fondi per il sostegno e
la tutela delle vittime di abuso, cosa assolutamente onorevole! Comunque, non
penso basti mostrare un volto tumefatto in uno spot pubblicitario, far girare
le catene della solidarietà o scendere in piazza. Ormai le proteste non le
ascolta più nessuno. Le storie vanno fatte conoscere cercando di scavalcare il
"prima". Mi spiego meglio: trovo giustissimo riportare nei tg la
notizia delle aggressioni e, purtroppo, delle morti per mano di uomini violenti
(ma anche di donne, per carità!); mostrare i segni sul corpo e chiedere
giustizia allo Stato. Quello che vorrei si facesse con più frequenza è parlare
di cosa accade dopo l'evento traumatico, perchè non si tratta solo di ferite
fisiche ma anche psicologiche, e credo che queste ultime siano quelle che
lasciano maggiormente il segno perchè il dolore interiore è più difficile da
metabolizzare, lascia segni invisibili che pian piano logorano l'anima. Il mio obiettivo è proprio quello di far
aprire gli occhi a chi vede solo una parte della storia, spronare alla denuncia
e far riflettere tutti gli uomini, ragazzi e bambini, sulle conseguenze di una
violenza sessuale. Bisogna parlare apertamente anche con i più piccoli, senza
nascondersi dietro l'omertà che deriva dal luogo comune che il silenzio li
protegge, perchè se non sanno da cosa difendersi non potranno reagire. Ecco, in
sostanza vorrei fare la mia parte per sensibilizzare maggiormente questo triste
fenomeno.
L'educazione al sentimento deve avvenire dapprima all'interno della famigli , essendo la prima comunità educativa, e poi proseguire in tutti gli ordini e i gradi scolastici.
B : Si, vero. Ma ancora ciò non avviene e se anche dovesse avvenire, è piuttosto superficiale.
A : Chi sono i tuoi
scrittori preferiti? Hanno in qualche modo influenzato la tua formazione
d'autore?
B : Bella domanda!
Partiamo dal Re del male: Stephen King! Lui è in assoluto il mio primo amore
adolescenziale, grazie al quale ho sviluppato una sincera simpatia per quella
strana pratica chiamata circuizione. Lui è in grado di trasportare il lettore
nell'angolo più buio della propria mente e lasciarlo lì fino a quando non
decide di liberarlo; questo significa che sa plasmare il pensiero, e per
poterlo fare è indubbio che sia anche in
grado di comprendere tutte le sfumature delle emozioni per usarle come meglio crede. Io ho
ancora tanto da imparare, ma sto cercando di
impegnarmi al massimo. Mentre scoprivo nuovi autori che mi facevano
interrogare su come si dovrebbe scrivere la storia perfetta, (quella che lascia tutti contenti, per intenderci) dopo di lui è arrivato Hemingway a
farmi capire che il romanzo perfetto non deve per forza essere anche bello,
simpatico e dal finale da favola. Le storie raccontate con violenta passione,
incomprensibili riflessioni e cruda trasposizione degli elementi possono dare veramente tanto.
Da Khaled Hosseini ho invece cercato di assimilare la
capacità di comunicare le emozioni. Infine c'è la mia icona femminile
Virginia Woolf, che con i suoi voli pindarici e le introspezioni che
schiacciava come mosche sulle pagine dei suoi scritti, mi ha dato il coraggio
di mettere su carta la mia interiorità senza preoccuparmi che tutti la possano
comprendere. E di questo poco male, dato che non mi capisco neppure io! Ci sarebbero tanti altri autori che hanno lasciato un
segno nel mio cuore ma ci vorrebbe troppo per elencarli tutti.
A : Tutti nomi eccellenti, complimenti. Buoni maestri che ti hanno aiutata a diventare quella che sei oggi.
Ti ringrazio per la tua disponibilità e per la tua presenza nel mio piccolo blog, che spero un giorno crescerà.
Ti saluto, aspetto il tuo prossimo romanzo per recensirlo.
B : Grazie di cuore per
l'ospitalità e... A presto!
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