Recensione libro "Mai stati innocenti" di Valeria Gargiullo edito Salani
Scheda tecnica
Titolo: Mai stati innocenti
Autore: Valeria Gargiullo
Editore: Salani le Stanze
Pagine: 336
Genere: Narrativa contemporanea
Formato: Ebook e copertina flessibile
Pubblicazione: 20 Gennaio
Uno stradone di un chilometro divide Civitavecchia a metà. Da una parte Santa Fermina, con le sue villette a due piani e le vie coi nomi dei fiori; dall'altra Campo dell'oro, i casermoni popolari e i fumi degli impianti industriali che corrodono l'anima delle persone. Di là, un futuro prospero, le bollette in regola, le vacanze al mare; di qua, le famiglie arrancano e i figli, abbandonati a loro stessi, sognano una fuga impossibile. È quello che fa anche Anna, che ha studiato duramente e messo i soldi da parte per potersene andare via, lontano, all'università. Poche settimane ancora e finalmente salirà su un treno, pronta a costruirsi una vita diversa. Tutto sembra andare in frantumi quando Anna vede Simone, il suo fratellino di quattordici anni, in sella a un motorino, con un martello in mano, insieme alla feroce banda criminale che controllala zona. I Sorci, li chiamano, e nei loro affari è bene non immischiarsi mai. Anna vorrebbe salvarlo, ma sa che con certa gente è impossibile trattare. Si scende a patti, semmai, fino alle estreme conseguenze. Con l'autenticità di chi in un posto così ci è nato e cresciuto, Valeria Gargiullo demolisce la retorica che spesso accompagna il racconto delle periferie, e lo fa con la consapevolezza che il Male non è soltanto un nemico, ma anche un compagno quotidiano e una pericolosa tentazione.
Il romanzo "Mai stati innocenti" dell'autrice emergente Valeria Gargiullo, è graffiante, pungente, tagliente. Valeria denuncia la situazione di abbandono dei quartieri di periferia partendo dalla sua esperienza di vita e dal suo quartiere, che non ha paura di nominare, perchè è consapevole che per cambiare la situazione, non bisogna essere omertosi o nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Ma di chi è la colpa di tutto ciò? Sicuramente della società e delle istituzioni che non intervengono con azioni mirate a promuovere la cultura e l'istruzione che come scrisse Malala: "Un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo". I personaggi dei protagonisti così come la trama sono di pura fantasia, ma sottolineano il disagio e la povertà d'animo di chi vive nei quartieri di periferia. I ragazzi sono abbandonati a se stessi, vivono situazioni di disagio all'interno e all'esterno della comunità familiare e ad attenderli, non ci sono le istituzioni e le associazioni, ma ci sono i gruppi mafiosi, figli a loro volta dell'ignoranza che crede di essere felici ottenendo paura e sottomissione dai ragazzi soli.
"Per colpa dei nostri genitori, dobbiamo rinunciare a quello che gli altri hanno. Perchè loro non hanno osato. Si sono lasciati spaventare...lasciandoci all'inferno"
La soluzione è fuggire. Abbandonare il luogo di nascita cercando di ricostruire una nuova vita altrove; così i nostri figli e nipoti salgono su quel treno che li porterà lontano in una nuova regione a loro estranea ma che diventerà il loro punto di partenza. Valeria ce l'ha fatta, ma i personaggi del romanzo sono stati inghiottiti dal malessere e dal quartiere, trasformandoli in fantasmi viventi.
"Quando i ricordi restano a galla come boe in mare, allora è inutile trasferirsi dall'altra parte d'Italia. [...] ovunque soggiornerò l'ombra di Campo dell'Oro sarà sempre lì a ricordarmi che non me ne sono andata veramente. Perchè non si può fuggire da ciò che si è stati".
Numerosi autori e autrici negli anni hanno raccontato il disagio urbano e sociale nei loro romanzi, penso a Valentina D'urbano, Christiane F., Ferenc Molnár, autori da me letti a cui aggiungo Valeria Gargiullo che non ha nulla da invidiare come forma linguistica e sintattica. Il romanzo si articola tra presente e passato oscillando, come se fosse un corto metraggio che in uno spazio temporale racconta storie e vicende di cronaca realmente accaduti, illuminando la vita quotidiana in scene flash anche cruenti e dolorose. Complimenti all'autrice, la sua scrittura è riuscita a graffiare la mia anima e a evidenziare la mia impotenza nel cambiamento. Spero che la denuncia sociale dell'autrice non resti silente come l'urlo di Munch ma che risvegli le coscienze di chi può cambiare le cose.