RECENSIONE : l'ULTIMO SORRISO ( POLICROMIA) DI ALFONSO PISTILLI
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SCHEDA TECNICA
Titolo: L'ultimo sorriso
Autore: Alfonso Pistilli
Editore: PubGold
Pagine: 243
Pubblicazione: 17 Luglio 2018
Formato: Kindle
Genere: Narrativa contemporanea
Il libro si apre con un discorso
diretto, cosa che apprezzo sempre molto perché trovo conferisca un ritmo
incalzante alla narrazione. Un buon incipit è fondamentale, si sa.
È il protagonista
del libro, Alessandro, a parlarci in prima persona, introducendoci nel suo
mondo. Si presenta con un fare canzonatorio e autoumoristico, che ce lo fa
apparire da subito simpatico e ci fa domandare dove voglia andare a parare.
La narrazione si presenta da
subito fresca e veloce, con un linguaggio semplice, ma non banale. Sembra quasi
di sentire il narratore “parlare”, mentre osserviamo insieme a lui la folta
vegetazione di platani orientali e piante grasse che emergono dall’erba appena
irrigata, mentre il profumo di un inizio di settembre, portato dalle folate di
aria torrida, inebria le narici.
Veniamo subito a sapere che fa il
venditore di viaggi, vive con mamma e papà ed è fidanzato con una ragazza di
nome Alessandra. Una vita tranquilla, dunque, che viene sconvolta da un fatto
atroce: una donna viene trovata morta, a Bari. Si tratta di una escort lituana
che Alessandro conosce bene.
“Di colpo le mani si paralizzano, come immerse nell’acqua ghiacciata;
la lingua si attorciglia impedendomi di parlare.”
Halina. Una ragazza arriva
dall’Est Europa per fare la prostituta in Italia. Una ragazza che Alessandro ha
imparato a conoscere, senza mai giudicare. Una ragazza che è diventata sua
amica. Una ragazza dai capelli biondo cenere e col viso dai tratti gentili.
Un’amicizia nata così: da una parola non detta, ma che entrambi avevano
sentito. Un’amicizia nata in una libreria, chiamata “Parole in tazza”, un
bell’angolo di mondo dove condividere la passione della lettura, accompagnata
da una tazza di tè.
E ora la morte ha il suo
odore, quel profumo che le ha sentito tante volte, il “Green Flowers”. Una
fragranza che conosce bene perché è stato lui stesso a regalargliela per il suo
ventinovesimo compleanno, meno di due mesi prima.
Cos’hanno — o, meglio,
cos’avevano — in comune Halina e Alessandro? Sicuramente un vissuto di cui non
andare particolarmente fieri.
Quando la vede lì, distesa, senza
vita, si ritrova combattuto. Se, da un lato, l’istinto gli dice di avvicinarsi
e stringerla per l’ultima volta, dall’altro il dolore lo tiene incollato alla
porta, immobile.
“Suicidio” è la parola che
Alessandro sente sussurrare dalla polizia. “Suicidio” è la parola che ripete
dentro si sé. E Halina muore dentro di lui una seconda volta. Il suo senso di
impotenza e frustrazione si mescola alle lacrime. Rabbia. Perché non è stato in
grado di capire. Perché non è stato in grado di aiutare un’amica. E la realtà
intorno a lui si inumidisce delle sue stesse lacrime, sfocandosi.
Belle e profonde le riflessioni
che interrompono il ritmo di una narrazione frenetica.
“Pensateci su: quante volte parliamo di una società senza valori?
Quante volte sentiamo di omicidi, liti, soprusi, malavita, truffe? E qual è la
conseguenza diretta di tutto questo, se non la diffidenza? Abbiamo talmente
paura di vivere che ci limitiamo a sopravvivere. Io, però, conservo ancora la
speranza, il piacere di condividere, il calore di un abbraccio, la voglia di
affidarmi e, se state leggendo queste righe senza annoiarvi, anche voi.
Coltivatele con la stessa passione di quei nonni dalle mani spaccate e la
fronte bruciata dal sole.”
Una narrazione dal ritmo
incalzante, resa molto scorrevole e leggera dai dialoghi ritmati. Uno stile
innovativo. Uno scrittore che ci parla “a ruota libera”, invitandoci a
districare il bandolo della matassa con la sottile ironia che lo
contraddistingue.
Una piacevolissima lettura, adatta a tutti. Amanti del genere
e non.
Apprezzatissimo.
Recensione scritta da Gloria Pigino